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Concessioni Balneari all’asta, coro di “No” In Commissione alla Camera dei Deputati

Concessioni Balneari all’asta, coro di “No” In Commissione alla Camera dei Deputati

Anche da Terracina i sindacati ribadiscono la contrarietà alla Direttiva Bolkestein. Battaglia serrata per i rinnovi

Nuovo coro di “no” alla direttiva Bolkestein sul rinnovo non automatico delle concessioni balneari. Martedì alla Camera dei deputati associazioni di categoria e sindacati sono stati ascoltati in commissione Attività produttive del governo. Si sta infatti lavorando per formulare una legge delega sulle concessioni. Anche da Terracina i rappresentanti sindacali hanno fatto sentire il proprio parere contrario a ogni forma di asta. Il presidente del Sib di Terracina, Felice Enrico Di Spigno, attacca: “No alle aste, alle multinazionali e alle mafie. No a chi vuole consegnare le nostre aziende a investimenti di dubbia provenienza» rimarca Di Spigno. La posizione del Sib è di mantenere intatto il sistema del rinnovo delle concessioni così come avviene da sempre, e cioè con un aggiornamento automatico. Anche perché le imprese – 30mila in tutta Italia, l’80% delle quali a conduzione familiare – si tramandano da decenni e sono frutto del lavoro e dei sacrifici di una vita. Il Sib invita anche il governo italiano a “blindare” il mercato turistico-balneare sulla scia di quanto fatto da Portogallo, Spagna, Francia e Croazia. Questi paesi hanno concesso ai titolari delle licenze proroghe da 45 a 75 anni, favorendo investimenti e incremento dei posti di lavoro. «In Italia – conclude Di Spigno – si continua invece ad avere incertezza e questo non favorisce lo sviluppo del settore”.

Sulla stessa linea Gino Di Lello, vicepresidente nazionale di Itb (imprenditori turistici e balneari). L’associazione è tornata a proporre la sdemanializzazione dell’area su cui sorgono le strutture ricettive mentre il resto della spiaggia resta del demanio, di pertinenza ai titolari delle concessioni che vi pagano tasse e canoni vari. Il ragionamento di Itb è chiaro: le concessioni riguardano superfici che hanno perso negli anni la caratteristica demaniale, dal momento che su di queste si pagano canoni e sono stati realizzati impianti di vario genere. E poi bisogna rispettare l’attività continuata nel tempo, che nel caso della maggior parte di chioschi e altre strutture balneari va avanti da decenni. Altri Paesi hanno deliberato attraverso i propri governi una proroga di 30 anni rispetto alla direttiva europea. Su questa linea potrebbe porsi anche quello italiano, alle prese con la formulazione di una legge delega sulla questione.

Francesco Avena

Tratto da: http://www.latinaoggi.eu/news/attualita/51190/concessioni-balneari-allasta_-coro-di-no-in-commissione-alla-camera-dei-deputatiuf

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