Servio Sulpicio Galba nacque a Terracina il 24 dicembre dell’anno 3 a.C. e morì a Roma il 15 gennaio dell’anno 69.

Nell’anno detto dei 4 Imperatori, dal 9 giugno 68 al 15 gennaio 69, regnò Servio Sulpicio Galba di cui fu il primo Imperatore.
Servio Sulpicio Galba nacque da una nobile famiglia patrizia. Il fratello maggiore, di nome Gaio, fu console nel 22 d.C., ma si suicidò sotto il regno di Tiberio come attestato negli Annales di Tacito.
Era fin dalla fanciullezza un giovane di considerevoli doti tanto che sia Augusto e Tiberio ne prevedevano la sua futura ascesa.
Galba divenne Pretore nel 20, e console nel 33, ottenendo una buonissima reputazione presso Gallia, Germania, Africa e Spagna per le sue notevoli capacità militari.
L’Imperatore Nerone nel 61 gli assegnò la provincia della Spagna Terraconese una delle tre province romane dell’antica Hispania, nell’età imperiale.
era fin dalla fanciullezza un giovane di considerevoli doti tanto che sia Augusto e Tiberio ne prevedevano la sua futura ascesa.

Anche dal punto di vista militare, egli seppe mostrare le proprie capacità e l’equilibrio del suo comportamento.
Seppe distinguersi durante la sua permanenza in Gallia, in Germania, in Africa ed in Spagna.

Inizialmente, fu ben accolto dal Senato e dal partito dell’ordine, ma non fu mai popolare presso l’esercito ed il popolo. Incorreva, infatti, nell’odio dei pretoriani, per lo sprezzante rifiuto di pagare quanto era stato loro promesso a suo nome, mentre aveva duramente represso le rivolte presso le legioni armate da Nerone per combatterlo, d’altro canto però non era neppure popolare presso la plebe per via del suo disprezzo per l’apparire.

Il suo impero
Nei poco più di 7 mesi del suo regno, Galba commise un certo numero di errori politici, che gli alienarono il favore delle legioni, dei pretoriani e del popolo.
Il popolo non vedeva in lui un valido rappresentante della grandezza di Roma, oltre a considerarlo di costumi troppo severi (certo le sue condizioni di salute influirono molto sulle sue scelte) e poco incline a consentire una visione della vita nella quale i giochi e le feste avessero una loro collocazione, ed a questo il popolo di Roma era decisamente portato.
Al riguardo delle legioni, Galba aveva mostrato un eccessivo occhio di riguardo nei confronti delle legioni delle Gallie che avevano seguito la rivolta di Vindice e questo aveva indispettito fortemente alcune altre legioni, specie quelle renane della Germania. Anche le legioni di stanza in Siria/Galilea non erano favorevoli all’elezione di Galba ed anzi avevano già proceduto all’elezione del loro generale Vespasiano.
Diverse città si erano schierate a fianco di Vindice, (un ufficiale dell’esercito romano che si ribellò contro l’imperatore romano Nerone) altre invece se ne erano astenute. Nei confronti di quelle schierate con Vindice egli agì condonando parte dei tributi e concedendo loro la cittadinanza romana, mentre procedette a confische nei confronti delle altre.
Si alienò subito l’appoggio di Caio Nimfidio Sabino, dal momento in cui, quando questi gli chiedeva la prefettura del pretorio a vita, gliela negò, affidando la prefettura dei pretoriani a Cornelio Lacene Ninfidio.

Si alienò anche il sostegno dello stesso Otone, suo vecchio sostenitore, quando decise di adottare quale collega Lucio Calpurnio Pisone al posto dello stesso Otone, che pure godeva del favore dell’esercito.
Ancora vivente Galba, si assisteva ad una situazione di forte anarchia.
Galba ufficialmente era proclamato imperatore e lo rimase fino alla sua morte, con tutti i problemi ed i contrasti di una situazione poco chiara, nella quale erano le legioni che ritenevano di avere il potere di poter eleggere od abbattere gli Imperatori di Roma.
Le legioni del Reno, nei primi giorni di gennaio dell’anno 69, avevano eletto imperatore il loro comandante Vitellio.
Fu proposto dal suo “partito” a richiedere l’Impero dopo la morte di Caligola, proposta che egli rifiutò, accettando la successione di Claudio e si tenne da parte durante tutto il suo impero, cosa che fece anche durante il primo periodo di impero di Nerone.
Fu nel 61 che ricevette l’incarico di governare la Spagna Terraconense per conto dello stesso imperatore Nerone, senza però mai farsi troppo notare, onde evitare le invidie della corte imperiale e dello stesso imperatore. Del resto, l’età cominciava a far sentire il suo peso.

I primi problemi per Galba
Durante i primi mesi del 68 le Gallie si posero in rivolta ed allo stesso tempo Galba fu informato che malevoli voci “di palazzo” avevano istigato Nerone a prendere drastiche misure nei suoi confronti, facendo paventare anche il pericolo della sua vita.
A capo della rivolta delle Gallie, su istigazione del Senato, si era posto Giulio Vindice, ufficiale dell’esercito romano discendente da una. famiglia di stirpe reale della Gallia Aquitanica e propretore della Gallia Lugdunense.
Galba fu tentato di seguire l’esempio di Vindice, ma dovette desistere dopo la sconfitta ed il suicidio di quest’ultimo.
L’occasione venne poco dopo, quando Galba ricevette la notizia che, dopo la morte per suicidio di Nerone, il prefetto dei pretoriani Caio Nimfidio Sabino aveva fatto dichiarazione di appoggiare la candidatura di Galba alla successione all’Impero.
A questo punto Galba assunse il titolo e le prerogative di Cesare e fece marcia sulla capitale.

La Carriera politica

Come il fratello Gaio prima di lui, intraprese l’attività politica ma con maggior fortuna. Se il fratello riuscì a raggiungere il rango consolare nel 22, si suicidò quando Tiberio gli impedì di sorteggiare il consolato che legalmente gli spettava; l’ascesa di Servio Galba fu profetizzata da Augusto e da Tiberio, il quale gli disse “Anche tu, Galba, assaggerai l’impero”.

Sposò Emilia Lepida, identificata come la figlia di Manio Emilio Lepido, console nell’11 da cui ebbe due figli che sarebbero morti, insieme alla madre, a seguito di un’epidemia; non si lasciò attirare, da sposato o da vedovo da alcun partito, neppure da Agrippina che gli aveva prodigato ogni sorta di profferte quando Lepida era ancora in vita,tanto che in una riunione di matrone la madre di Lepida l’aveva coperta di ingiurie ed era arrivata perfino a metterle le mani addosso.

Grazie anche al favore di Livia Augusta, che gli lasciò anche un legato di 50 milioni di sesterzi – in realtà mai pagati da Tiberio – sin dalla giovinezza esercitò il cursus honorum. In qualità di pretore nel 20 diede nella celebrazione dei Ludi Floreali lo spettacolo degli elefanti funamboli, fu console nel 33; nell’intervallo tra le due cariche divenne Legatus Augusti pro praetorein Gallia Aquitania e Germania dove divenne noto per la sua imparziale severità. Infatti, nel comando in Germania, interdisse le domande dei congedi, ritemprò veterani e reclute con assidue esercitazioni, respinse gli assalti dei Germani e ottenne tali successi che nessuno ottenne elogi e premi maggiori di lui.

Alla morte di Caligola rifiutò l’invito dei suoi amici di farsi avanti per l’impero e servì lealmente Claudio che, in riconoscenza di ciò, lo accolse nella sua cerchia più ristretta di amici e lo tenne in così grande considerazione da rimandare la spedizione britannica avendo saputo di una sua malattia. Nel biennio 44-46 resse l’Africaproconsolare che, turbata da disordini, discordie intestine ed incursioni dei barbari, con lui trovò un periodo di pace; per i suoi successi ottenne le insegne trionfali e il sacerdozio ai collegi dei Quindicemviri, dei Tizii e degli Augustali.

Con l’ascesa al trono di Nerone, visse in disparte nelle sue proprietà a Fondi e a Terracina spostandosi raramente e mai senza portare con sé la propria fortuna privata di 1 milione di sesterzi[10]; poi, nel 61, ricevette dall’imperatore il comando della Spagna Tarraconese. Resse per otto anni questa provincia ma in modo discontinuo: nei primi anni fu attivo, impetuoso se non eccessivo nella repressione delle colpe tanto da far amputare le mani ad un usuraio e condannando alla crocifissione un cittadino romano (fatto assai inusuale in quanto, per la sua natura infamante, la crocifissione era riservata agli schiavi), colpevole per aver ucciso il suo pupillo[11]. In seguito tenne un atteggiamento più cauto e dimesso essendo solito affermare “perché nessuno è costretto a rendere conto di ciò che non fa”.

Rappresentando la classe senatoriale, il popolo non lo accolse trionfalmente e lo stesso esercito aveva nei suoi confronti motivi di lagnanza, se non addirittura di rancore. Gli stessi pretoriani, che avevano accolto l’invito del loro prefetto Caio Numfidio Sabino e lo avevano appoggiato, in un secondo momento mostrarono il loro malcontento per il mancato rispetto del donativo loro promesso per il loro appoggio (30.000 sesterzi). A proposito di questo donativo e della sua mancata concessione sembra che Galba abbia detto che lui era solito arruolare le truppe, non comprarle…
La sua salute sempre più cagionevole (si dice fosse stato colpito da tumore allo stomaco) lo costrinse a condividere il peso del governo con un personaggio appartenente ad una delle più antiche e note Gens di Roma, Lucio Calpurnio Pisone.
Allo stesso tempo il Senato, su pressione delle legioni stanziate in Germania e che stavano alimentando una rivolta, allentò il suo appoggio a Galba. Oltre a ciò anche la guardia pretoriana gli aveva voltato le spalle.
I pretoriani, indignati per il perdurare del mancato rispetto del patto che li aveva portati ad appoggiare Galba, si rivolsero allora ad Otone che, da sostenitore, divenne il rivale di Galba.
Il 15 gennaio dell’anno 69 Galba si decise ad affrontare i ribelli, ma cadde nelle loro mani e fu ucciso.

Fonti: Wikipedia, Super Eva

Giorgia Campori, Julia Nicolaysen, Jacopo Grifoni